Uno degli strumenti più efficaci per fare efficienza energetica in edilizia è il cappotto termico: migliora il comfort abitativo, assicura riqualificazione energetica e risparmi in bolletta, beneficia delle detrazioni fiscali. Quali materiali scegliere per l’isolamento termico? Cappotto esterno, interno o raddoppio del cappotto? Ecco caratteristiche, costi e vantaggi
Il tema della riduzione degli sprechi energetici e della riqualificazione edilizia è prioritario in l’Italia, come nel resto dell’Unione, per poter raggiungere gli obiettivi di efficientamento previsti dalle normative europee e limitare l'aumento della temperatura globale a meno di 2°C (o addirittura 1,5°C), come richiesto dall'Accordo di Parigi.
Nel nostro paese esistono circa un milione di condomini per la
maggior parte costruiti prima degli anni ’80, e quindi altamente
energivori e circa il 53% dei 22,5 milioni di abitazioni non è mai stato
oggetto di interventi di manutenzione o ristrutturazione.
Si tratta
quindi di circa 11,5 milioni di abitazioni profondamente obsolete e
inefficienti che si trovano in classi energetiche pessime e che nel
complesso sono responsabili di elevati consumi e di un tasso di
inquinamento molto alto.
E’ dunque indispensabile riqualificare gli
edifici esistenti in modo da diminuire drasticamente i consumi
energetici delle abitazioni, ad oggi responsabili di oltre il 40% delle
emissioni di CO2.
Tra gli strumenti più efficaci per migliorare le prestazioni energetiche di un edificio rientra il cappotto termico,
sistema di isolamento dell'involucro che permette di ottimizzare le
prestazioni energetiche e termiche degli edifici, migliorando il comfort
abitativo, garantendo isolamento dal caldo e dal freddo, riducendo i
consumi energetici e di conseguenza le bollette sia per il riscaldamento
invernale che per il raffrescamento estivo e assicurando una
rivalutazione dell’immobile nel momento in cui passa da una classe
energetica inferiore a una più alta. Inoltre contribuisce a elevare il
grado d’isolamento acustico dell’abitazione e risolve il problema dei ponti termici, ovvero i punti dell’involucro edilizio in cui si verifica una dispersione del calore o si formano condensa e muffe.
Detto questo occorre definire bene cosa sia il cappotto termico, come si esegua, quali materiali si possono utilizzare e quanto costi.
Intanto però una cosa è certa: questa soluzione è parte integrante degli interventi incentivati tramite ecobonus,
ovvero le detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica che
hanno innescato un meccanismo virtuoso in termini di investimenti
superiore ai 39 miliardi di euro dal 2007 al 2018, con un risparmio
cumulato di circa 100 milioni di MWh. Lo rileva l’ENEA attraverso il Rapporto annuale sull’efficienza energetica 2019.
I moderni sistemi a cappotto adeguatamente realizzati, assicurano una durabilità e un’affidabilità garantita nel tempo per almeno 25 anni e lasciano inoltre libertà assoluta ai progettisti nelle scelte di rivestimento.
E' bene ricordare che è molto importante la corretta posa in opera che svolge un ruolo fondamentale per garantire la funzionalità del sistema a cappotto e la sua durata nel tempo. Tutti i componenti coinvolti devono essere correttamente posati: adesivo, pannello isolante, prodotto rasante, rete di rinforzo, ancoraggio, intonaco, eventuale finitura protettiva.
Cappotto termico esterno: che cos’è?
Con cappotto termico s’intende il sistema di isolamento termico, detto anche cappotto esterno (più che interno, poi diremo perché).
A livello europeo l’associazione europea EAE ha definito e certificato un sistema isolante a cappotto denominato ETICS, acronimo di External Thermal Insulation Composite System, ovvero sistema composito di isolamento termico esterno. Il cappotto, infatti, non è un blocco unico, ma è composto da più parti quali: collante, materiale isolante termico sotto forma di pannello, tasselli per ancoraggio, intonaco di fondo, strato di rinforzo o armatura, intonaco di finitura e accessori.
L’ETICS è definibile come un kit certificato costituito da componenti prefabbricati applicati alla facciata direttamente sul posto.
Per essere certi che il sistema a cappotto sia pienamente rispondente ai dettami CE deve riportare l’icona della marcatura e rispondere al benestare tecnico europeo, sotto forma di linea guida ETAG 004 (European Technical Approval Guideline). La struttura è frutto di un lavoro a livello europeo coordinato, per il settore delle costruzioni, da EOTA, European Organization for Technical Approval, che ha ricevuto dalla Commissione UE il compito di stabilire linee guida per approvare a livello tecnico ed europeo i Sistemi ETICS. Per l’Italia ha contribuito il Consorzio CORTEXA - il consorzio italiano per la cultura del Sistema a Cappotto di qualità, che unisce sotto lo stesso marchio le più grandi aziende del settore - che ha pubblicato in italiano il manuale per la posa del sistema.
In Italia l'UNI ha pubblicato due norme dedicate ai sistemi di isolamento a cappotto: la UNI/TR 11715:2018 richiede l’uso di materiali certificati per la progettazione e posa in opera dei sistemi di isolamento termico a cappotto, la UNI 11716:2018 certifica invece le competenze dei posatori.
Pannelli isolanti per esterno: i benefici
Il rivestimento esterno assicura diversi benefici: come specificato dall’Associazione europea aiuta a proteggere il clima e l'ambiente. Il primo e più importante beneficio è il risparmio energetico, quello conseguente – e altrettanto importante – è rappresentato dalle emissioni evitate di CO2 conseguenti al taglio dei consumi.
Ma il risparmio è possibile non solo in termini di riscaldamento, ma anche in ridotte spese per il raffrescamento: la stessa Cortexa segnala che proprio riguardo ai consumi estivi, contare su un elevato livello d’isolamento termico permette di ridurre fino al 50% la quantità di frigorie richieste nel periodo estivo, dimezzando così il consumo elettrico dei condizionatori per il raffrescamento.
Il cappotto migliora il comfort termico, ma è anche una potente leva occupazionale. Pensiamo infatti ai posti di lavoro generati per ristrutturare e riqualificare i milioni di edifici in Italia e in tutta Europa, promuovendo l’uso di manovalanza locale. Contare su una maggiore efficienza energetica significa ridurre l’apporto di materia prima – spesso da fossili – proveniente da Paesi non UE. Ciò significa garantire indirettamente maggiore sicurezza negli approvigionamenti, contando anche su una più significativa indipendenza, se ciò si aggiunge a una maggiore produzione da fonti rinnovabili.
Un altro beneficio decisivo è anche quello di prevenire o ridurre quanto più possibile la povertà energetica. Come segnala EAE, più di 124 milioni di persone in Unione Europea vivono in condizioni di indigenza a livello energetico.
Se realizzato a regola d’arte, il sistema a cappotto offre uno strumento importante per gli architetti anche in funzione estetica.
Cappotto interno
È l’alternativa praticata, accanto a quella dell’insufflaggio nelle
pareti di cellulosa o sughero, per migliorare il grado di isolamento
termico. Il cappotto termico interno viene realizzato in un caso
specifico: quando non è possibile intervenire esternamente, per vincoli architettonici o condominiali. Si
tratta di una scelta adatta anche nel caso in cui si vogliano isolare
singole unità immobiliari indipendentemente dagli interventi
realizzabili sull’intero condominio.
L’isolamento interno assicura
diversi vantaggi tra cui la rapidità degli interventi e il miglioramento
delle condizioni termoigrometriche degli ambienti, grazie
all’innalzamento delle temperature superficiali, e l'eliminazione dei
fenomeni di condensa superficiale.
Può essere costituito da pannelli isolanti in polistirene, ricoperto da cartongesso, contando anche su una eventuale struttura metallica a supporto delle parti. Per una opzione naturale si può optare per il sughero o per la canapa, per una più “avveniristica” si può scegliere l’aerogel, che ha il pregio di garantire ottime prestazioni a fronte di spessori limitati.
La soluzione interna di solito costa meno ed è più rapida da posare. Lo svantaggio è che sulla parete si dovrà fare attenzione nel caso di riparazioni o altri lavori successivi. Inoltre, diminuisce il volume degli ambienti interni. E’ necessario conciliare il maggiore isolamento termico con la riduzione della superficie interna, utilizzando materiali dotati di dotati di eccellenti proprietà isolanti e considerando costi e spessori.
Spessore cappotto termico: minimo e massimo
Per quanto riguarda lo spessore minimo, le variabili in gioco sono molte e dipendono dalle caratteristiche stesse dei materiali utilizzati. Per quanto concerne invece lo spessore massimo, il decreto legislativo 102/2014, che ha recepito la direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica, specifica che nel caso di interventi di riqualificazione energetica di edifici esistenti che comportino maggiori spessori delle murature esterne e degli elementi di chiusura superiori e inferiori necessari a ottenere una riduzione minima del 10% dei limiti di trasmittanza previsti dal decreto legislativo 192/2005: “è permesso derogare, nell'ambito delle pertinenti procedure di rilascio dei titoli abitativi” a quanto previsto “dalle normative nazionali, regionali o dai regolamenti edilizi comunali, in merito alle distanze minime tra edifici, alle distanze minime dai confini di proprietà e alle distanze minime di protezione del nastro stradale, nella misura massima di 25 cm per il maggiore spessore delle pareti verticali esterne”.
La deroga può essere esercitata nella misura massima da entrambi gli edifici confinanti, in ogni caso nel rispetto delle distanze minime riportate nel codice civile.
Costi e incentivi
Quanto può costare un sistema di isolamento a cappotto? Le variabili sono molte. Secondo calcoli effettuati da CNA Energia, tra il costo medio del materiale a metro quadro variabile (tra i 30 e i 40 euro a metro quadro) e la manodopera (25 euro/mq) si fa presto a calcolare una spesa sommaria, moltiplicandola per la superficie da coprire.
Ma, ripetiamo, è un calcolo di stima: perché nel novero delle considerazioni entrano in gioco lo stato dell’immobile, le sue dimensioni e caratteristiche, le prestazioni termiche desiderate, le complessità di cantiere nonché le scelte estetiche e architettoniche.
Di certo ci sono gli incentivi che possono rendere interessante l’investimento: l’ecobonus, ossia la detrazione fiscale per la riqualificazione energetica, varia dal 65% fino al 75% a livello condominiale se l’intervento di risparmio energetico atteso migliora la prestazione energetica invernale ed estiva, fino all’80% e 85% effettuando migliorie a livello antisismico.
Non solo: tra le altre possibilità previste per legge c’è anche quella della cessione del credito a terzi. Questo significa che è possibile cedere il credito corrispondente alla detrazione ai fornitori di beni e servizi che realizzano l’intervento. L’inquilino così dovrà prevedere una spesa pari a quello che rimane togliendo la parte da detrarre.
Gli edifici a energia quasi zero (Near Zero Energy building)
La direttiva europea 31 del 2010 ha introdotto il concetto di edificio a energia quasi zero (NZEB). Tutti gli stati membri devono impegnarsi perché entro il 31 dicembre 2020 tutti gli immobili di nuova costruzione siano a energia quasi zero (dal 2018 gli edifici pubblici), elaborando specifici piani nazionali affinché gli “edifici siano ad altissima prestazione energetica, il cui fabbisogno energetico dovrebbe essere coperto in misura molto significativa da energia da fonti rinnovabili, compresa l’energia da rinnovabili prodotta in loco o nelle vicinanze”. L’Italia ha recepito la direttiva 31 del 2010 con il Decreto Ministeriale “Requisiti Minimi” entrato in vigore dal 1° luglio 2015, adottando a livello nazionale la metodologia di calcolo della prestazione energetica degli edifici, che tiene conto delle caratteristiche termiche, degli impianti di climatizzazione e di produzione di acqua calda. Vengono inoltre fissati i requisiti minimi di prestazione degli involucri, per conseguire livelli ottimali in funzione dei costi. I requisiti verranno rivisti ogni cinque anni e saranno validi sia per gli edifici di nuova realizzazione che in caso di ristrutturazione.
Come sottolinea il consorzio Cortexa “Una delle novità più importanti precisata dalla norma è proprio la metodologia di calcolo dei valori di Trasmittanza “U”, che tengono conto nell’incidenza dei ponti termici calcolati puntualmente e non in percentuale forfettaria come accadeva in passato. Per questo la scelta dell’applicazione del Cappotto come sistema di Isolamento in grado di correggere perfettamente i ponti termici, costituirà la soluzione privilegiata anche in Italia, come avviene ormai da anni in tutta Europa”.
Tipologie di pannelli isolanti per il rivestimento a cappotto
Per il cappotto termico è possibile scegliere su una varietà di materiali: da quelli di origine sintetica come il polistirene EPS e XPS (il primo è espanso, il secondo estruso) o l’aerogel, si va a quelli di origine minerale come lana di roccia, lana di vetro o calce cemento.
L’alternativa ecologica c’è: è possibile, infatti, prevedere un cappotto in sughero oppure in canapa rivestita con intonaco in calce o ancora in lana di pecora.
Infine ci sono anche quelli di origine composita, come fibra di cocco accoppiata a sughero, lana di legno mineralizzata e polistirene espanso sinterizzato.